Ho percorso la strada che costeggia il parco,
quello con le passerelle in legno, quello delle ninfee e dei grandi
ippocastani. Quello in cui mi sono fermata tante volte, seduta su una
panchina, a guardare i giochi dei bimbi, dei cani, i rondoni, le rondini.
Quello che ha ascoltato fitte chiacchierate al telefono, e che un giorno
ha letto con me le pagine di Marguerite Yourcenar.
Delle fitte chiacchierate è restato il ricordo, l'ho ritrovato stamattina,
mescolato alla pioggia ed al rumore dei miei passi. Se vi fosse stato il sole
non sarebbe stata la stessa cosa, poiché certi ricordi nascono e
crescono nell'acqua e nel grigio, si nascondono dalla luce e dall'invito al
procedere. Certi ricordi sono così. E se si accarezzano nel modo
giusto, se non li si respinge e non li si teme, allora pungono meno e diventano
quasi gradevoli.
Certi ricordi sono animali selvatici: restano a
guardarti per quell'attimo privato di tempo, indefinibile, prima
di fuggire.
*
[...]
Il dolore era altro: era urlo animalesco, anche quando stava in silenzio.
E' così che urlano le bestie selvatiche quando non comprendono qualcosa nel mondo - la luce delle stelle o gli odori estranei - e cominciano ad avere paura e ululare.
Il lutto è già dare senso, una ragione e una pratica.
Ma il dolore un giorno si trasforma, la vanità e il risentimento insiti nella mancanza si prosciugano al fuoco purgatoriale della sofferenza, e rimane il ricordo, che può essere maneggiato, addomesticato, riposto da qualche parte.
E' quel che accade ad ogni idea e passione umana.
(Sàndor Marài da Il gabbiano)
Devo condividere in toto.
RispondiEliminaCerti ricordi sono quello che sono solo se c'è la giusta luce e la giusta dose di umidità.
E sorrido anche un po'...
Il sole va bene solo in certi frangenti (per me quasi mai).
EliminaE dopo questa battuta rido, lo confesso.
Hai ricamato una speciale dinamica di pensiero. Ora sarò più guardingo verso quei ricordi addomesticati, che mi gironzolano in testa e considero di casa, ma forse restituiscono solo la facciata oscura della quiete..
RispondiEliminacredo che non si possano mai addomesticare i ricordi, franco. Si può saperli trattare, questo sì. E se si impara a farlo bene, ci si può anche convivere discretamente. Si tratta di rispettarne la natura :-)
RispondiEliminaNel ricordo, in un certo tipo di ricordo, magari umido di pioggia, tutto si fa più bello, i dolori si stemperano, le ferite guariscono, gli amici perduti continuano a sorriderci, i luoghi visti sembrano essere usciti da un sogno. Il paragone con gli animali selvaggi è profondo e seducente. Perché la memoria è fatta di frammenti casuali, sfuggenti. E ci guarda con l’attonito stupore di un cerbiatto, prima di sparire nel folto dell’oblio.
RispondiElimina... o con lo sguardo penetrante di un gatto selvatico.
RispondiEliminaLa pioggia predispone, è un rito; anche una sorta di alcova per la mente, nella quale si può trovare piacere o dolore.